Premessa
Otto milioni di tonnellate, soprattutto microplastiche e plastica monouso non riciclata, finiscono ogni anno in mare, diventando cibo per pesci. Otto milioni.
Dal mio personalissimo punto di vista non servono scioperi e manifestazioni per combattere questa guerra, o almeno non solo.
Il nemico non è un'entità superiore: lo Stato, “i potenti”, le industrie.
L'unico nemico degli oceani, dei pesci, del pianeta Terra nella sua magnifica totalità siamo soltanto noi.
Otto milioni di tonnellate di plastica vengono gettate nel mare da noi.
Questa battaglia non va combattuta nelle piazze, ma in casa nostra.
Le armi più potenti per combatterla sono le nostre decisioni.
Un carrello della spesa insostenibile
Da sola, l’industria alimentare è responsabile di oltre il 25% delle emissioni di gas serra, e allo stesso tempo rappresenta uno dei settori più colpiti dal cambiamento climatico che ne deriva.
Oltre all'inquinamento generato dalla filiera produttiva, quest'industria produce tonnellate di confezioni in plastica: latte, snacks, bevande, acqua, biscotti, farina, sono solo esempi dei cibi che consumiamo quotidianamente che siamo “costretti” ad acquistare avvolti da strati di plastica.
Ma siamo davvero costretti?
E' il il produttore che si impone sul consumatore o viceversa?
L'obiettivo di un produttore non è forse quello di soddisfare i bisogni del cliente finale, garantendosene la preferenza? Il suo obiettivo non è forse quello di indurre il consumatore a scegliere quel determinato prodotto ancora e ancora, fino a renderlo parte delle sue abitudini?
Se tutti smettessimo di scegliere di acquistare un certo marchio di succhi di frutta per l'insostenibilità del suo packaging, non credete che forse l'azienda produttrice intraprenderebbe una strategia diversa pur di soddisfare noi consumatori?
Siamo noi a scegliere.
Non dovremmo lamentarci della quantità di plastica che finisce in mare se ogni giorno, al supermercato, scegliamo prodotti racchiusi in quella stessa plastica.
E' come pretendere di dimagrire senza alzarsi dal divano.
Come lamentarsi dei mancati servizi pubblici ma non pagare le tasse.
E' inoltre importante ricordare che la plastica non è biodegradabile ma, esposta alla luce del sole, lentamente si decompone in piccoli frammenti (le microplastiche).
Le etichette “biodegradabile” o “compostabile” compaiono sempre più spesso sui prodotti e sugli scaffali dei supermercati. Eppure l’effettivo livello “di degradabilità” di una confezione dipende dalla tipologia di materiali utilizzati, e può variare molto.
Nonostante il prodotto sia realizzato con materiali di origine vegetale, non è direttamente “biodegradabile: lo diventa tramite un processo di smaltimento in idrolisi, ad una temperatura superiore ai 60° C e ad un’umidità superiore al 20%.
“Se la PLA finisce in una discarica, è sicuro che rimarrà lì per molto tempo. È improbabile che sia esposta a condizioni che l’aiuterebbero a dissolversi”.
Perciò non facciamoci abbindolare dalla scritta riportata sul vasetto di yogurt “con meno plastica” o “plastica 100% riciclata”. Sono alternative, si, ma non sono soluzioni.
Non cadiamo vittime del cosiddetto “greenwashing”: l'ambientalismo di facciata delle multinazionali produttrici di alimenti (ultra)processati come barrette, bibite gassate, merendine e cereali.
Un primo passo: la colazione
Il percorso che ci porterà ad una spesa alimentare completamente libera dalla plastica, per tutti, è senz'altro lungo e tortuoso. Ma possibile.
Tra i prodotti in-sostenibili che acquistiamo abitualmente primeggiano sicuramente i quelli per la prima colazione.
Qualche giorno fa ho lanciato un piccolo sondaggio per capire quali fossero i più presenti nei carrelli della spesa e, di conseguenza, le potenziali cause degli oceani di plastica in cui nuotiamo.
Di ognuno ho voluto trovare soluzioni alternative più sostenibili.
Premetto che non citerò aziende e nomi di yogurt o di biscotti: il mio intento non è quello di indirizzare le nostre scelte verso un prodotto rispetto ad un altro, o di fare paragoni.
Ho scritto diversi articoli sulla sostenibilità della spesa, dove ho messo a confronto marchi e prodotti diversi, se volete potete leggerli qui.
-Il caffè. Per me non poteva che essere il primo della lista.
Che siate puristi della moka o cultori delle capsule, la maggior parte dei caffè sono confezionati nella plastica (o peggio, in sacchetti che non possono essere differenziati).
L'alternativa plastic-free: se il vostro animo è vintage vi direi di amarvi di macinino e caffè in grani ma, ahimè, anche questi ultimi sono spesso imballati nella plastica.
Se utilizzate la moka in commercio sono facilmente reperibili caffè in barattoli di latta o alluminio. Io da qualche anno ho intrapreso questa strada e ri-utilizzo i barattoli come contenitori per biscotti, vasi per piante, zuccheriere e li re-invento all'occorrenza.
Se preferite invece la macchinetta, l'unica alternativa sostenibile è rappresentata dalle capsule compostabili: eliminerete completamente la plastica.
-Latte vaccino: quello fresco, che si trova al banco frigo del supermercato è quasi sempre contenuto in una bottiglia interamente di plastica.
Quello a lunga conservazione invece si presenta in un cartone con tappino in plastica.
L'alternativa plastic-free: per chi è così fortunato da vivere lontano dalla città o magari in zone di montagna, c'è spesso la possibilità di rifornirsi direttamente dal fattore, che vende il latte munto.
Per tutti gli altri la stessa opportunità è data dai piccoli caseifici locali, ma non solo.
Ho da poco scoperto, grazie ad un amico, che in moltissime città sono ancora in piedi le “casette del latte”. Distributori di latte fresco non pastorizzato, che si può portare a casa per pochi spiccioli e in bottiglie di vetro.
Per trovarle basta accedere a questo sito: https://www.milkmaps.com/ e geolocalizzarsi per trovare la casetta del latte più vicina.
Trattandosi di latte non pastorizzato, va portato a bollore prima di berlo.
-Le bevande vegetali: qui il gioco si fa duro, ma noi siamo duri e dobbiamo giocare.
Per quanto tutte le bevande vegetali siano confezionate in cartoni riciclabili e spesso riciclati, il tappino in plastica rimane. In più alcune aziende per migliorare la conservazione del prodotto, rivestono il cartone con un film protettivo in plastica, che andrebbe perciò separato al momento dello smaltimento nel bidone dei rifiuti.
L'alternativa plastic-free: l'auto-produzione. In un articolo precedente vi ho parlato dei benefici dell'auto-produzione delle bevande vegetali, dal punto di vista nutrizionale.
Anche dal punto di vista ambientale è la soluzione migliore.
Preparare in casa bevande a base di frutta secca, di avena e perfino di soia è il rimedio più efficace per ridurre drasticamente la plastica.
Per i più fortunati si possono acquistare nei negozi di sfuso mandorle, nocciole, arachidi e cereali sfusi, a cui dovrete aggiungere soltanto l'acqua del vostro rubinetto e frullare.
-Succhi di frutta: la maggior parte sono venduti in cartoni da litro e frazioni di litro, o in bricks da 200ml. Sarebbe favoloso se non ci fossero tappini o cannucce in plastica: piccolissimi e inquinanti.
L'alternativa plastic-free: se proprio non vogliamo investire 1 minuto al mattino per spremere gli agrumi o investire in un estrattore di succo...fortunatamente nella maggior parte dei supermercati si trovano succhi di frutta in vetro, col tappo in alluminio: materiali amici dell'ambiente e che si possono ri-utilizzare praticamente all'infinito.
Inoltre moltissime aziende agricole oggi producono e vendono i loro succhi artigianali (e se lo fanno nel mio paesino disperso nel bel mezzo della Pianura Padana, sono certa che non avrete problemi nemmeno voi).
-I cereali: cornflakes, riso soffiato e i popolarissimi fiocchi d'avena. Non tutti sono confezionati in sacchetti di carta, ma la maggior parte nascondono dentro al cartone una simpaticissima busta di plastica.
L'alternativa plastic-free: se vicino a voi trovate un negozio di prodotti sfusi, fate scorta di cereali lì. In alternativa il mio consiglio è di leggere con attenzione informazioni sul packaging riportate sui cereali che state per acquistare e domandarvi: è riciclabile?
E' riciclato? Nel mio comune in quale bidone va smaltito? Riesco a trovare un'alternativa con minor plastica possibile, anche se diversa dai cereali che compro di solito?
E infine, se li mangiate ogni giorno a colazione, scegliete una confezione formato famiglia: diminuirete comunque la quantità di rifiuti che produrrete, perchè acquisterete i cereali con meno frequenza. Una volta aperta la confezione vi basterà travasarne il contenuto in barattoli di vetro a chiusura ermetica: si conserveranno restando croccanti per mesi.
Allo stesso modo mi comporterei con la frutta secca: quando possibile acquistatela sfusa. Quando non è possibile optate per la confezione con meno plastica possibile, e fatene una scorta maggiore (evitate le mono-porzioni: sono comode in borsetta, lo capisco, ma vi basterà attrezzarvi con un contenitore o riciclare un barattolo di piccole dimensioni come quello delle olive per esempio).
In questo caso però prestate attenzione alla provenienza: ha senso comprare due etti di noci californiane solo perchè in un sacchetto di plastica riciclata, a discapito di noci raccolte in Italia? Ha inquinato di più il trasporto o l'imballaggio? A voi la scelta.
"Quando pulisci una spiaggia e trovi un vasetto di yogurt risalente alle Olimpiadi del 1976".
-Lo yogurt: un tasto dolente per me. Ne mangio uno al giorno, da almeno dieci anni.
Da qualche tempo nei reparti frigo dei supermercati sono apparsi barattolini in vetro anche dei marchi più blasonati. L'unica pecca sta nel prezzo: il quantitativo “tradizionale” di 125g costa quasi il triplo di un yogurt nel vasetto di plastica, e purtroppo non commercializzano ancora vasetti in vetro più grandi.
L'alternativa plastic-free: ricollegandomi al punto due di questo articolo, se tutti iniziassimo a scegliere yogurt in vasetti di vetro e smettessimo di acquistare i formati tradizionali, probabilmente più aziende punterebbero sul vetro.
Non solo nei supermercati, anche nei mercati contadini è possibile trovare l'alternativa in vetro, e anche direttamente dal punto vendita del caseificio.
I contenitori possono essere riutilizzati all'infinito, anche in maniera creativa: io, per esempio, li ho trasformati in porta candele.
Se non vogliamo spendere di più per lo yogurt, allora potremmo investire in una yogurtiera. Moltissime persone hanno risposto al mio sondaggio consigliandomi di acquistarne una, illustrandomene i benefici.
Si deve comunque partire da uno yogurt già pronto, ma in questo caso trattandosi di un unico vasetto, comprarlo non ci svuoterà le tasche.
Se siete amanti dell'auto-produzione e dell'arte “scoutistica” dell'arrangiarsi però, potete optare per una terza opzione: la cottura casalinga sul fuoco o in forno.
Online ho trovato numerose ricette, alcune richiedono uno yogurt di partenza, altre soltanto il latte non pastorizzato.
Se volete cimentarvi leggete qui.
Purtroppo per gli intolleranti al lattosio e per chi segue un'alimentazione più vegetale o vegana ...non abbiamo scuse. Infatti si può auto-produrre lo yogurt vegetale in casa, risparmiando il packaging. Anche qui le ricette sono varie: alcune richiedono uno yogurt vegetale pronto, altre solo una bevande vegetale, altre ancora anacardi.
Ecco qui un esempio.
-Biscotti (e merendine): il regno ove la plastica regna sovrana.
I brand più attenti utilizzano involucri con un solo strato di plastica: altri confezionano singolarmente ogni prodotto della confezione, provocando una quantità di rifiuti indicibile.
L'alternativa plastic-free: per quanto le nostre papille gustative abbiano impresso il sapore di tal biscotto, e di quella brioche soffice come una nuvola, sappiamo in cuor nostro che non reggono il confronto con una crostata fatta in casa, una teglia di biscotti fumante o una spessa fetta di pane del fornaio di fiducia spalmata di burro e confettura (anch'essa fatta con le nostre mani).
Ogni stile di vita ha inevitabilmente i suoi ritmi.
Per chi non può, o non vuole, ritagliarsi del tempo per cucinare una colazione genuina e senza plastica, può sempre acquistare dal forno, dalla pasticceria o dal banco gastronomia del supermercato di fiducia: c'è molto tra cui scegliere.
-Le farine “speciali”: ultima voce di quest'elenco, ma non meno importante.
Dalla più celebre farina di ceci, alla farina d'avena, di riso, di grano saraceno – sempre più comuni in proporzione alla diffusione dell'intolleranza al glutine e alla celiachia- alle farine di frutta secca, cocco, castagne, legumi...
Purtroppo, a differenza delle farine di frumento più comuni, non sempre sono confezionate in sacchetti di carta e quasi sempre pesano meno di un chilo.
L'alternativa plastic-free: indovinate? L'auto-produzione.
Mandorle, nocciole, avena, castagne: infilatele nel frullatore e azionatelo. Otterrete una farina di qualità superiore rispetto a quella già pronta (e soprattutto potrete preparare soltamente la quantità che vi occorre, senza sprechi).
Con un mortaio si può ricavare la farina dai legumi e dai cereali. In alternativa potete sempre ricorrere al vostro negozio sfuso di quartiere o trovare un punto vendita in città che commercializzi farine speciali nella carta.
Se a colazione preferite il salato, chiedo scusa, forse quest'articolo non fa del tutto per voi, ma qualcosa potreste averla imparata comunque.
Vi consiglio comunque di sostituire il più possibile prodotti salati confezionati (pane, formaggi, pizza, focacce …) con cibi sfornati da voi, o dal fornaio sotto casa.
Una colazione più sostenibile è possibile.
Dal carrello della spesa alla vostra tavola (o al vostro ufficio).
Non possiamo tornare indietro, salvare gli oceani, i pesci che li abitano e le spiagge su cui ci piace prendere il sole. Non possiamo tornare indietro, ma possiamo andare avanti.
Nel modo più rispettoso possibile.
La scelta è nelle nostre mani.
Le alternative non sono più solo alternative: sono l'unica strada possibile.
E di alternative, questa sera, ve ne ho illustrate parecchie.
Abbiatene cura.
FONTI:
https://www.greenpeace.org/italy/attivati/piu-mare-meno-plastica/
https://www.gdonews.it/2016/07/06/inquinamento-le-colpe-dellindustria-alimentare/#:~:text=Da%20sola%2C%20l'industria%20alimentare,cambiamento%20climatico%20che%20ne%20deriva.
https://outoftheboxmag.it/cose-davvero-un-packaging-biodegradabile/
http://www.vitasenzaplastica.it/ricetta-yogurt-fatto-in-casa/
https://www.acquepurissime.it/2018/07/31/quanto-inquina-una-bottiglia-di-plastica/
https://www.milkmaps.com/
https://www.pasticciandoconlafranca.it/2020/senza-zucchero/yogurt-vegetale-fatto-in-casa/
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