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Immagine del redattoreAlice

Episodio 8: Chiara e il progetto Nordfoodovestest

Aggiornamento: 15 mar 2021


Siamo nel periodo dell'Avvento, manca ormai meno di una settimana a Natale.

Questo periodo più che mai, ricorda alla maggior parte di noi, quanta magia si possa creare e condividere.


Questo episodio della rubrica settimanale "Mi presteresti la voce?" è dedicato proprio a questo.

Perchè, anni fa, ho scoperto che Chiara Caprettini, ha il dono di far piovere magia sopra le nostre teste, come un'esplosione di polvere di brillantini ad una festa, come le luci accese di un albero di Natale, come la prima nevicata dell'anno.


E fortunatamente ha deciso di non custodire gelosamente il suo segreto, ma di condividerlo con tutti noi "babbani" (fanatici di Harry Potter capirete) ma di condividerlo quotidianamente attraverso il suo progetto "Nordfoodovestest".


Non solo un blog di ricette, quanto una raccolta virtuale di racconti, viaggi, incontri, caratterizzati dal suo sorriso sincero, dalla sua gentilezza verso le materie prime, dalla sua passione per la cultura (e il culto) del cibo e del vino.


Autrice di libri, di un magazine online, e divulgatrice del messaggio più importante: che non siamo solo ciò che mangiamo, ma siamo ciò che scegliamo di raccontare attraverso il cibo che compriamo, cuciniamo, condividiamo e mangiamo.


Io sono perdutamente innamorata della sua voce.

L'ho presa in prestito per voi, per oggi.

1.Buongiorno Chiara, che fortuna poter fare due chiacchiere insieme.

Personalmente seguo il tuo lavoro da anni ormai, probabilmente dal tuo esordio.

Nordfoodovestest (nome geniale: come ti è venuto in mente?) è nato nel 2015.

Cosa ti ha spinta ad unire le tue passioni per la cultura del Nord Europa, il vino, la cucina e la convivialità, “versandole” in questo tuo spazio virtuale?

A partire dalla mia tesi in filologia germanica, ho subìto il fascino di quelle terre, dei miti nordici e vichinghi, delle saghe e della loro cultura.

Ho dedicato vari viaggi a raccogliere di persona quelle emozioni e quelle suggestioni che avevo intuito studiandone lingue, cultura e tradizioni. Ho conosciuto un popolo disponibile con il quale ho intrecciato rapporti sempre molto cordiali e sorprendenti.

Ho conosciuto Knut, il re del baccalà norvegese dalle fisiognomie vichinghe a Kristiansund, in una bottega densa di un incredibile e fortissimo odore di merluzzo salato e stagionato; ho assaggiato Fish and Chips nei porti di scalo, aringhe a colazione sull'isola di Rügen e salmone crudo appena pescato a Skanör in Svezia…

I racconti, i sapori, gli odori, i paesaggi mozzafiato delle albe nordiche si sono mescolati in emozioni indimenticabili. Ecco che da queste immagini è nata l'esigenza di scrivere, per me vitale. E ho scritto di getto Pane, burro e hygge, dove ho registrato gli incontri e i luoghi, i sapori e i piatti tradizionali, i modi di un'ospitalità antica e il rigore delle nuove tendenze di design nordico degli ambienti, passando attraverso arte e letteratura che per me sono le cartine di tornasole della felicità mentale della geografia di un subcontinente.



2.Nel 2014 hai pubblicato il primo dei tuoi romanzi: “Gira il tempo al contrario”, pubblicato dalla casa editrice fondata da tua sorella (alias “romanticodaristrutturare”, che consiglio vivamente di andare a scoprire).

Dal modo in cui scrivi è palese quanto tu legga, quanto ti appassioni non solo a piatti e tradizioni, ma anche a racconti e guide di viaggio.

Ti andrebbe di confessarmi quali sono i tuoi libri preferiti in assoluto e il perché ti hanno lasciato un segno?

Domanda difficile e bellissima insieme! Ti racconto questo aneddoto perché è esemplificativo: quando dovevo scegliere l’università, ho tentato il test d'ingresso di tantissime facoltà diverse, anche se in cuor mio sapevo che avrei voluto fare Lettere.

Finché una mattina (era un 19 settembre e le iscrizioni stavano scadendo) sono entrata nella mia camera e ho visto da un lato le Tragedie di Alfieri e dall’altro “I Malavoglia” di Verga e mi sono detta: Io voglio che nella mia vita e nel mio lavoro loro in qualche modo ci siano. Quindi sì, loro mi hanno cambiato molto, così come “Il ritratto di Dorian Gray” di Wilde (io amo i dettagli e lì ho imparato l’estetismo non fine a se stesso ma produttivo), “I Promessi Sposi” di Manzoni (li amo. Penso che il pezzo in cui Lucia dà l’addio alla sua terra sia uno dei più straordinari di sempre…).

Ma in assoluto, tra quelle storie che mi scatenano la lacrimuccia ...beh, c’è Dante con il XXIII Canto dell’Inferno. Per me il sublime all’ennesima potenza: il mio amore per la lingua e il mio bisogno di emozione si è sviluppato proprio da lì…



3.Chi ti segue sa quanto tu sia profondamente affascinata dai paesi del Nord ...e

dal Portogallo. Culture, paesaggi, sapori così distanti tra loro, in che modo hanno trovato egual posto nel tuo cuore? Quali piatti di queste zone ti sono più cari?

Il legame col mare appartiene al mio DNA. È questo che mi ha permesso di collegare le grandi rotte atlantiche. Preferisco l'ovest all'est, il tramonto all’alba: lo trovo più poetico, mi rimane impresso nella memoria.

E nel contempo la mia bussola genealogica mi spinge verso il nord dove spontaneamente trovo me stessa, le mie radici del cuore. Ecco che il bisogno di coniugare nord e ovest, mi ha spinta a trovare tra Norvegia e Portogallo un denominatore comune nella cucina: il pesce. Ed è proprio il pesce quello che mi permette di non tralasciare assolutamente l'est e il sud, che sono costanti del mio blog attraverso il loro vino, i produttori e le tradizioni locali.

Per tutte queste ragioni, Norvegia e Portogallo sono le mie mete del cuore attraverso le quali, come un boomerang, posso ritornare arricchita alle mie radici.

Tra i piatti preferiti...sicuramente tutto ciò che include il polpo. E' il re dei miei smørrebrød norvegesi tanto quanto delle mie interpretazioni di polvo à lagareiro portoghese.

Il polpo, quindi, con la sua tentacolare intelligenza così splendidamente celebrata nella famosa Brocchetta cretese di Gurnià del XVIII-XVsec. a.C. , dimostra di essere, da sempre, il re indiscusso della cucina. Per non parlare del Salmone Sockeye o Gravlax., le sardine... Amo poi le ostriche ma questo amore ha origini ancora diverse!


4.Dimmi i tre ingredienti fondamentali nella tua cucina (e ti dirò chi sei...)

Solo tre?

Dunque tutte le spezie! Lo so che sono mille ingredienti insieme ma nei miei piatti non mancano mai. E mi piace mixare spezie diverse per connettere luoghi lontani.

Un extravergine come Dio comanda, che abbino sulla base di ciò che sto preparando.

L’olio è sempre protagonista indiscusso nella mia cucina.

E poi direi i fiori eduli: non c’è piatto che sopra non abbia un bel fiorellino, decorativo e commestibile insieme.

(e poi il peperoncino, ma questo solo perché lo adoro e lo metterei ovunque!)




Credo che le spezie (e il peperoncino) raccontino dei tuoi viaggi, del tuo estro,

della tua vivacità.

L'olio invece rappresenta la genuinità e la semplicità che ti contraddistinguono.

I fiori sono, per me, il tuo marchio di fabbrica: il tuo tocco delicato e colorato che caratterizza tutti i tuoi piatti e le tue fotografie. Sono la tua polvere magica. Al posto del "pizzico di sale" tu aggiungi un fiore.


5.Quest'anno più che mai ti sei fatta portavoce delle piccole realtà gastronomiche della tua Torino e del Piemonte in generale. Ti andrebbe di fare un appello a chi leggerà questo articolo? Perché è così importante sostenere i produttori e i prodotti locali, in questo periodo storico, ma anche nel prossimo futuro?

Credi che dovremmo disabituarci a portare in tavola cibi lontanissimi?

Da quando ho avviato il blog ho sempre difeso concetti come artigianalità, famiglia, tradizione. Noi siamo ciò che mangiamo, ma siamo anche ciò che raccontiamo e da dove veniamo. E per quanto io ami viaggiare, penso anche che la mia Italia resti il luogo delle origini più bello al mondo, da difendere con unghie e denti e da raccontare con gli occhi innamorati come se fosse sempre la prima volta. Le storie di un tempo - di cui solo la nostra Italia è capace - mi commuovono sempre in modo totalizzante: il senso della fatica, del lavoro, della famiglia come motore per diffondere un modello aziendale o una ricetta; e poi le piccole realtà che producono eccellenze di nicchia, che ti portano a domandarti “Ma come è possibile che gusta goduria incredibile esista?!”, i territori dimenticati, resi memorabili proprio grazie a quelle piccole realtà.

Scegliendo prodotti locali noi scegliamo noi stessi: penso sia prima di tutto una questione di identità. Scegliere l’eccellenza significa attingere e tornare a noi stessi. E in questo modo avere gli strumenti per guardare avanti.


6.Siamo agli sgoccioli di un anno che (purtroppo) non dimenticheremo facilmente. Cos'hai imparato dai mesi trascorsi e cosa ti auguri per il 2021?

Un anno infinito e troppo fugace nello stesso tempo. Ho proprio avuto la consapevolezza che siamo noi a dare significato alle cose che ci succedono,a scandire i giorni e le settimane. Siamo noi che possiamo dare significato a mesi chiusi dentro casa, che possiamo scegliere come affrontare un nuovo giorno che sembra solo in apparenza uguale a quello precedente.

Ho capito ancora una volta che dobbiamo essere generosi rispetto alle competenze che abbiamo: andremo incontro a un futuro incerto, ma credo che sempre di più ci sarà bisogno di fare squadra, essere una “social catena” come diceva Leopardi; non siamo nulla se non condividiamo: che sia una ricetta, un racconto, un sorriso. Non pensare solo al nostro orticello ma diventare giardinieri di un parco dove tutti in qualche modo fanno la loro parte: chi seleziona i semi, chi ara, chi innaffia.

Ho imparato che ci vuole pazienza e spesso abbandonarsi alla tristezza non è un male perché anche quella è produttiva; che piangere da soli non è un male, basta non dimenticare il piacere di ridere insieme agli altri.

Non smettere mai di sorridere, anche quando dentro ci si sente deserti. Il sorriso è uno straordinario e semplicissimo moto dell’animo. E poi non avere mai paura di essere gentili con gli altri: intorno a noi c’è sempre chi combatte con fantasmi più spaventosi.

Mi auguro… Che si possa sempre trovare la forza per vedere il bicchiere mezzo pieno; per farsi meravigliare dalla natura e trarre forza dall’amore, sotto qualsiasi forma, rappresentazione ed età. E mi auguro che le nostre mete siano sempre alte, nonostante le contingenze noi possiamo sempre fare la differenza.





Photo credit: Nord Food Ovest Est

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