Se c'è una lezione che ho imparato da questo 2020 è dare valore ai legami.
Anche se virtuali, anche se lontanissimi. Accorciare le distanze, incontrarsi anche se con uno schermo interposto.
Se c'è una persona che vorrei incontrare dal vivo, un giorno, questa è Laura.
Madre del progetto Posate Spaiate, oltre che di una bellissima bambina (e una seconda creatura in arrivo a brevissimo!) rapisce l'attenzione con la sua gentilezza. Laura sa prendermi per mano e accompagnarmi nelle sue stanze, in cucina, nei suoi racconti.
Per questo è stato naturale per me chiederle in prestito la voce, per il sesto appuntamento di questa rubrica. Lasciatevi prendere per mano.
1.Buongiorno Laura. Grazie per aver accettato il mio invito.
Curiosamente definisci il tuo blog come una “scatola virtuale”: ti va di raccontarmi come hai iniziato a riempire questa scatola? Qual è stato il primissimo articolo che hai pubblicato firmandoti “Posate Spaiate”?
Abito sulle colline astigiane circondata da alberi di nocciole, ma nelle mie vene scorre sangue pugliese. Amo il cibo in tutte le sue sfaccettature e mi piace andare a cercare i sapori veri laddove vengono prodotti. Scrivo di cibo, di viaggi e di vita: credo non si possa capire un paese senza assaggiare i suoi piatti o senza conoscere le sue tradizioni culinarie. La vita stessa è un susseguirsi di esperienze e incontri che nel mio caso sono spesso legate alla scoperta di nuovi sapori e profumi.
Posate Spaiate nasce a Giugno 2015 per la voglia di condividere questa passione e tutte le cose belle che ci girano intorno. Come hai ricordato tu, mi piace definirlo come una scatola virtuale, il posto dove raccolgo, racconto e metto ordine i pensieri scrivendo ricette, appunti di viaggio, indirizzi gourmand e le mie storie di mamma.
Mi capitava di invitare gli amici a cena e notare che erano felici di assaggiare i miei piatti, seppur semplici, apprezzavano gli abbinamenti e la scelta degli ingredienti: cucinare come pretesto per raccogliersi intorno allo stesso tavolo e creare un momento di scambio, di gioia e di serenità. Ad un certo punto non mi è più bastato avere intorno a me pochi amici: mi sono resa conto che ciò che mi rilassava davvero era cercare idee per realizzare nuovi piatti, commentarne il sapore e abbinare il vino giusto. Ho pensato che avrei potuto condividere queste sensazioni online.
Sono partita da autodidatta, scrivendo molto e mettendo nero su bianco gli appunti di viaggio: la prima ricetta pubblicata è stata il tabulè veloce, perché quando ho cominciato a progettare il blog, nell’estate 2014, mi trovavo in campeggio in Corsica e il tabulè preparato con cous cous e verdure fresche fu una delle ricette simbolo di quella vacanza.
Così nasce PosateSpaiate.com il cui nome esprime uno stato d'animo oltre che l'inesorabile condizione delle stoviglie di casa. Ci si sente posati quando si è in orario, quando abbiamo pensato a tutto e ci sentiamo adeguati. Al contrario ci sentiamo spaiati quando rimaniamo addormentati e poi dobbiamo correre per prendere il treno, quando ci sembra che non avremo mai il tempo di fare tutto quello che vorremmo. In ognuno di noi convivono entrambe le anime, e a noi non resta che provare a stare in equilibrio tra loro.
2.Posso chiederti se c'è un libro di cucina, un ricettario o una guida in particolare che ha cambiato il tuo approccio al food writing?
Parlare di cibo fa parte della mia storia di famiglia, non c’è telefonata con mia mamma o con le mie zie in cui non ci sia il racconto di una ricetta oppure semplicemente di ciò che abbiamo mangiato a pranzo.
Quando ho cominciato a scrivere le storie intorno al cibo non ho fatto altro che partire da lì. Nutrita dai libri di Montalbano e dai racconti dei piatti di pesce della sua tavola e della sua Sicilia. Ispirata dalle riviste di cucina che divoravo e ritagliate, rapita dal caso letterario “Estasi culinarie” della scrittrice francese Muriel Barbery. Incantata dalle immagini e dalle storie dei blog letti quotidianamente come La cucina di Calycanthus e Juls’ Kitchen e gli innumerevoli altri scoperti man mano.
3. Sei stata protagonista di alcuni workshop di food photography.
Nello scenario che stiamo vivendo, traboccante di immagini di crostate, fiori secchi, centrotavola spiegazzati e “posate spaiate”, quale consiglio daresti per distinguersi?
Ho partecipato a molti workshop e corsi di food photography e ne frequenterò ancora tanti perché ogni fotografo può trasmettere una nuova tecnica, un modo diverso di pensare o di approcciarsi alla composizione e definizione di uno scatto.
Ho anche organizzato workshop di fotografia flatlay con il cellulare in cui una delle prime lezioni è che quello che ci rende unici e riconoscibili è la storia che abbiamo da raccontare. Il motivo per cui decidiamo di comunicare è il primo passo per definire lo stile che avranno le nostre immagini.
4.Dimmi i tre ingredienti fondamentali nella tua cucina (e ti dirò chi sei…)
Olio extravergine di oliva della mia Puglia o comunque italiano, la farina poco raffinata e le verdure di stagione. Questi tre ingredienti non mancano mai nella mia cucina e li ritengo preziosi per preparare piatti semplici e gustosi.
L’olio è una fede, ogni anno aspetto quello nuovo con grande emozione per gustarlo semplicemente sul pane o sulle acciughe, oppure crudo sulle zuppe, per condire le insalate insieme ad un ingrediente acido. Mi piace sentirlo erbaceo, piccante e fruttato. Potrei continuare a parlare di olio per ore, ma preferisco citare un passaggio del libro di Nicoletta Agnello Horby, “Un filo d’olio”: “Un filo d’olio era prezioso in qualsiasi frangente: "rinfrescava" i resti e le verdure cotte in anticipo, ancora tiepide, esaltandone gli odori; faceva "rinvenire" lo sfincione da riscaldare; trasformava in squisite pizzette le fette di pane raffermo bagnate in acqua e latte, coperte di pomodoro pelato, pezzetti di tuma e con un nonnulla di sale pepe ed origano, e poi passate velocemente nel forno caldo. In quantità più abbondante, rendeva appetitose le patate bollite e sbucciate che si servivano a cena.”
La farina si trasforma in pasta, pane o pizza semplicemente aggiungendo acqua e poco lievito. Le verdure sono il mio mondo, le mie radici: i miei genitori hanno gestito una bottega di frutta e verdura per 30 anni, la mia infanzia è trascorsa tra le cassette di cime di rapa, di profumati mandarini ,di ciliegie succose, di preziosi carciofi da mangiare crudi.
Posso solo dire che ti somiglio moltissimo: probabilmente sceglierei gli stessi tre ingredienti.
5. Hai redatto nel tempo un vero e proprio taccuino gastronomico: raccontando e recensendo i ristoranti che hai frequentato nei tuo viaggi e nelle gite fuori porta.
Quest'anno il settore della ristorazione ha accusato, sfortunatamente, un brutto colpo. Ti è mancata la scoperta di nuovi indirizzi gastronomici? Quando hai potuto, hai fatto delle tappe da aggiungere ai capitoli del tuo taccuino?
Incontrare gli chef e i cuochi è sempre stato appassionante per me: traggo l'ispirazione per nuove ricette.
Uscire per andare al ristorante o in trattoria è una coccola: per la mia famiglia è come un gioco, diventato ancora più divertente da quando è nata Anita che ha provato i suoi primi ravioli del “plin” a sei mesi e ormai, a tre anni, è nostra degna compagna di scorribande gastronomiche.
Per non perdere le nostre abitudini, nei difficili mesi che stiamo vivendo, abbiamo usufruito del servizio a domicilio scegliendo soprattutto in locali vicino a casa: in un momento così difficile crediamo che le piccole realtà debbano essere supportate e difese.
6. Restando in tema, stiamo giungendo al termine di un anno a dir poco ...”burrascoso”.
Cos'hai imparato dai mesi trascorsi e cosa ti auguri per il futuro?
Il 2020 ci ha costretti nelle nostre case, che in questi mesi ci hanno contenuto e protetto: la mia vita è cambiata drasticamente, non è stato più necessario viaggiare per lavorare e questo mi ha regalato più tempo da dedicare al blog e alla mia bimba.
Ma per molte altre persone isolamento e restrizioni hanno significato solitudine, difficoltà relazionali e economiche.
Questa situazione ci ha messo a dura prova, ma ci anche dato la possibilità di capire che dobbiamo essere pronti a cambiare: ritornare all’essenziale, rinunciare al superfluo e inventarci modi nuovi per produrre, vendere e comprare. Con questi insegnamenti in tasca saremo ancora più forti quando l'emergenza sanitaria sarà finita (speriamo presto).
Photo Credit: Laura Campanelli, PosateSpaiate.com
Comments