Mai forse come nelle ultime settimane mi soffermo poco ai fornelli e molto sui cuscini del divano o tra le pagine di un libro prima di addormentarmi.
E la rubrica "Mi presteresti la voce?" è nata proprio per questo: per ritrovare le parole, quando di parole non ne ho.
Per raccontarvi della magia del cibo, in tutta la sua meravigliosa essenza, anche quando ingurgito solo purè di patate, riso in bianco e gelato alla nocciola senza latte.
E chi, meglio di Eleonora Michielan, poteva venirmi in soccorso questa settimana?
Da quando, anni fa, mi sono imbattuta nel suo profilo Instagram, non ho più smesso di trarne ispirazione e meraviglia.
La sua cucina vegetariana parla di famiglia, di gesti semplici e colore.
Spero che la sua voce rapisca anche voi.
1.Buongiorno Eleonora, è una gioia averti qui, anche se solo virtualmente.
Partiamo subito da una notizia “freschissima”: il tuo blog ha appena cambiato vestito.
Da ieri “foodosophy” è diventato “The Green Table”.
Ti va di raccontarmi in esclusiva il perchè di questo cambiamento?
Buongiorno a te e grazie per avermi invitata a fare quattro chiacchiere in questo salotto virtuale. Ebbene sì, da ieri ho cambiato nome e casa! Avevo bisogno di uno spazio diverso, in grado di accogliere tutto ciò che faccio e sono.
Il nome "The Green Table" è nato quasi subito: mi piaceva l’idea di ospitare i lettori intorno alla mia tavola per conversare del più e del meno tra una portata e l'altra.
Come in tutti i traslochi però, alcune cose sono da finire e perfezionare, ma ho le idee chiare in proposito: il mio sogno è che diventi un punto di riferimento per chi vuole approcciarsi alla cucina vegetariana. So di essere ambiziosa, ma se ho un traguardo da raggiungere mi impegno al massimo e lavoro meglio.
2.Credo che il tuo mestiere, la bibliotecaria, faccia invidia a chiunque (me compresa).
Poter lavorare a contatto con i libri, osservare l'evolversi dell'editoria come specchio della società, poter respirare il profumo della carta... Credi che un libro di cucina possa essere letto come un romanzo o un libro di racconti? O basta puntare con il dito le ricette dall'indice e replicarle, come fosse un manuale?
Domanda interessante. L’editoria gastronomica è molto cambiata nell’ultimo decennio.
Ora vanno per la maggiore non i semplici ricettari, ma i libri che raccolgono storie e aneddoti intorno al cibo, il tutto accompagnato da immagini accattivanti.
Il prodotto finito è molto curato nei dettagli: dalla scelta delle immagini, ai caratteri, ai contenuti. Questa tendenza riflette certamente il modo di vedere il cibo attraverso i social. La biblioteca per cui lavoro ha una sezione sul tema del cibo e della food photography ben fornita, per questo ammetto di cedere di tanto in tanto alla tentazione di comprare un libro.
3.Sei madre dell'hashtag #goingbacktorealfood. Cosa intendi tu per cibo "vero"?
Perchè pensi che il nostro modo di alimentarci oggi sia meno autentico di un tempo? Sappiamo ancora distinguere il "vero cibo"?
Ho pensato a questo hashtag proprio per creare una community che ruoti intorno alla volontà di preparare del cibo fatto in casa. In un’epoca in cui si può trovare ogni tipo di pietanza pronta negli scaffali dei supermercati (ultimamente ho visto la pubblicità del soffritto pronto in barattolo… ) dedicare del tempo a preparare da sé dei piatti con ingredienti semplici, sani e genuini per me è un valore aggiunto.
4.Dimmi tre ingredienti fondamentali della tua cucina (e ti dirò chi sei...)
Frutta secca, pasta, verdura di qualsiasi tipo ovviamente.
Mi sorprendi: sei la prima delle persone intervistate a identificarsi con frutta secca & verdura.
Sono ingredienti a cui sono personalmente affezionata: versatili, nonostante la loro spiccata identità, e caratterizzanti le tradizioni del luogo in cui crescono.
Ti immagino come una persona che, quando fuori il mondo fa troppo rumore, riesce a abbassarne il voulume grazie ad un piatto di spaghetti al pomodoro dal sapore di casa.
Come una di quelle mamme (sempre più rare) che la domenica mattina svegliano la famiglia col profumo di una teglia di biscotti.
5.Le tue tre figlie si stanno appassionando alla cucina? Qual è la prima ricetta che hai tramandato loro: una ricetta di famiglia o della tradizione Veneziana?
Loro adorano cucinare; così come amano leggere o ascoltare buona musica.
Trasmettiamo ai figli anche le nostre passioni. Matilde, ormai quindicenne, cucina in maniera quasi del tutto autonoma e replica le mie ricette. A volte sperimenta pure.
Anastasia e Beatrice invece sono il mio braccio destro … e sinistro.
Non appena mi avvicino all’impastatrice o ai fornelli chiedono entusiaste di aiutarmi. Sognano di sfornare un dolce in piena autonomia, ma per questo dovranno aspettare ancora qualche anno. Intanto si esercitano con il salame di cioccolato e il tiramisù.
6.Un anno fa le nostre vite cambiavano drasticamente. Durante il primo lockdown hai scritto: "Questo virus lascia tanti spazi vuoti. In un’era di eccessi, dove tutto va a mille, quando si elimina qualcosa si prova paura e smarrimento. Il vuoto non è il nulla ma un pieno di possibilità."
Tu come colmi gli spazi vuoti? Quali possibilità hai scoperto grazie alle restrizioni e allo scombussolamento della quotidianità?
“When nothing goes right…. Go left!”
Questo motto mi ha accompagnato durante tutto il lockdown. Ho usato il tempo a disposizione per capire in che direzione andare: ho cambiato modo di fotografare utilizzando solo luce artificiale, in modo da svincolarmi dalla luce naturale che mi costringeva a scattare solo in determinate fasce orarie. Mi sono creata uno studio, un posto tutto mio dove coltivare questa passione.
Ho investito nella formazione perché lo studio è alla base di tutto: sento sempre di avere qualcosa da imparare e da migliorare. Sono molto esigente e non mi accontento facilmente. Del resto, come si suol dire: “Per aspera ad astra” (attraverso le avversità-fino alle stelle).
Grazie di cuore Eleonora per questa chiacchierata.
In bocca al lupo per il nuovo blog!
Photo Credits: Eleonora Michielan
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