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Immagine del redattoreAlice

Episodio 18: il volo leggiadro di Francesca



E' arrivata la Primavera anche qui, anche quest'anno.


Il modo migliore per celebrarla credo sia ammirandone i colori, godendosi le brevi passeggiate nella natura che ci sono concesse, respirando l'aria frizzante del mattino nonostante il sole.

E poi, portando in tavola i prodotti straordinari che la natura ci offre in questo periodo.


Certa che questa nuova stagione faccia sbocciare in me nuove idee, ricette colorate e nuove parole da condividere, trovo che nel mentre "caschi a fagiolo" questo diciottesimo episodio della rubrica "Mi presteresti la voce?", in cui la protagonista è sinonimo di primavera.


Francesca Giovannini, madre di The Bluebird Kitchen, ha accettato di raccontare il suo progetto, il suo stile di vita sempre più sostenibile e in armonia con l'ambiente, e i suoi progetti per il futuro.


Due galline, un cane, un gatto, magliette a righe e un sorriso smagliante e sincero.

Scatti di cibo, di quotidianità e di natura dai toni freddi, tendenti al blu, con leggere sfocature, che la caratterizzano: quando una fotografia è sua si vede.

Ecco gli elementi che mi hanno fatto affezionare a Francesca e al suo progetto in questi anni.


Sono certa che sarà di grande ispirazione anche per voi.

"Buon ascolto".


1.Buongiorno Francesca, grazie per aver accettato il mio invito.

Chissà che un giorno non potremo fare una chiacchierata senza schermi, sedute al tavolino di un bar a fare colazione. La prima domanda l'ho scritta su un foglio, anni fa, quando ho iniziato a seguire il tuo progetto: perchè questo nome? E come hai intrapreso questo "volo"?

Il nome è molto semplice, è legato ad un tatuaggio che ho sui polsi, due piccoli uccellini di Bluebird. Il Bluebird (la siala americana) nell'iconografia nord americana è legato all'arrivo della primavera e all'inizio di una nuova stagione di prosperità e gioia. Questo piccolo uccellino dal piumaggio blu e rosso porta con sè molti significati legati alla positività, la gioia e la serenità. Mi sembrava un buon nome da dare a qualcosa che racchiudesse la mia più grande passione, ovvero la cucina.

Il vero "volo" l'ho preso un po' inconsciamente nel settembre del 2014 quando durante un pomeriggio decisi di aprire il blog. Non sapevo dove mi avrebbe portato e che cosa ci avrei "realmente fatto", però sapevo che avevo bisogno di dare un nome e un luogo, seppur virtuale, a qualcosa che sentivo dentro e che aveva bisogno di "far volare".


2.Lo scorso 15 gennaio è approdato su internet "The Bluebird shop", uno spazio in cui promuovi brand sostenibili e indipendenti. Raccontami qualcosa di più: com'è nata questa idea? I brand di quale categoria ti sorprendono di più: design, cartoleria, generi alimentari...?

In realtà il "The Bluebird Shop" è nato molto tempo prima, lo shop infatti l'ho aperto nel novembre del 2017, inizialmente il concept alla sua base era diverso, poi pian pianino ha seguito una sua naturale crescita e solo a gennaio di quest'anno è approdato come entità a se stante su Instagram. Quest'anno è l'anno in cui ho deciso di farlo crescere e tenerlo sempre attivo (non solo in corrispondenza del Natale come prima) e quindi è diventato naturale sentire il bisogno di dedicargli uno spazio tutto suo per potersi esprimere e raccontare al meglio.

Questo progetto lo trovo molto stimolate, non solo a livello di crescita professionale e personale: mi diverto tantissimo a selezionare e scovare piccoli brand indipendenti europei con lo sguardo fisso verso la sostenibilità. Che si tratti di un tipo di produzione o dei materiali utilizzati o per il tipo di prodotto proposto (fatto per durare molto a lungo nel tempo ad esempio. ***Attenzione: spoiler di qualcosa che arriverà a Settembre!*** ). La cosa che mi colpisce ogni volta è come sia sempre più possibile creare oggetti senza dover scendere per forza a compromessi etici di sfruttamento del lavoro o delle risorse ambientali. Un'alternativa al modello produttivo che si è affermato negli ultimi 30-40 anni e che è stato responsabile di molti disastri non solo è fattibile, ma esiste già.

Con gli articoli e i brand che seleziono voglio raccontare proprio questa storia.



3.Oltre ai video dove condividi il tuo sapere sulla food photography, negli ultimi mesi hai registrato delle brevi clips dove raccogli preziosi suggerimenti per ridurre l'impatto ambientale, la plastica e gli sprechi alimentari e promuovere un'alimentazione sostenibile.

In che occasione hai cominciato a prendere a cuore la causa ambientale? Dopo aver visto un documentario, aver letto un libro, o semplicemente spostando la tua attenzione? Qual è il consiglio più prezioso che ti senti di dare in merito?

Il mio "turning point" è stato nell'ottobre 2015 quando ho visto il documentario "The True Cost". Lì si è accesa una lampadina nella mia testa: improvvisamente ho iniziato a prendere coscienza del fatto che le mie abitudini dovevano essere messe in discussione, perchè non volevo più essere complice di un sistema che si muoveva su principi che non mi rappresentavano affatto.

Il primo cambio è stato smettere immediatamente di acquistare dalla "fast fashion" per poi pian piano modificare altri aspetti della mia quotidianità. Ho deciso sin da subito di raccontare questo mio percorso attraverso il blog e il mio canale YouTube: dal mio ridurre l'uso della plastica nella vita di tutti i giorni limitando gli articoli usa e getta ( i primi video risalgono al 2018) o alla decisione di smettere di mangiare carne (2016). Ho pensato che fosse importante raccontare quello che stavo attraversando, con tutti i miei dubbi e le mie imperfezioni. Il cambio di abitudini non avviene da un giorno con l'altro, perchè non si tratta solo di comprare una cosa piuttosto che un'altra, è un vero e proprio cambio di mentalità, di visione delle cose, e non può avvenire in poco tempo.

Lo paragono ad una macchia d'olio su un pezzetto di carta: inizia minuscola ma poi via via cresce, cresce, cresce e inizia a ricoprire tutto il foglio.

Il consiglio che mi sento di dare è di non sentire tutto il peso del Mondo sulle proprie spalle.

So che a volte ci si può trovare sconfortati e sopraffatti, soprattutto quando ci si inizia ad informare. Io più di una volta ho dovuto "prendermi una pausa" dal reperire informazioni, guardare documentari o leggere libri, perchè era troppo da metabolizzare e invece di spronarmi a fare di più, mi demoralizzava. Bisogna fare un passo alla volta, un cambiamento dopo l'altro senza ansia o stress, per riuscire a cambiare davvero.


4.Dimmi tre ingredienti fondamentali della tua cucina (e ti dirò chi sei...)

Sicuramente qualsiasi cosa abbia un retrogusto acido (limone, aceto, feta, ecc.) io amo i contrasti in cucina che nelle mie ricette non devono mai mancare. Poi ti direi i ceci o le lenticchie, gli uni o le altre non mancano mai in casa e un ortaggio di stagione; io mangio pochissima frutta ma non potrei vivere senza le verdure, ne mangio sempre a vagonate quotidianamente.


Abbiamo uno stile di cucina similare: rispettoso della natura, al ritmo delle stagioni, semplice ma non scontato.

Trovo che gli ingredienti che hai scelto raccontino non solo la tua visione ai fornelli, ma anche al di fuori, nella vita di ogni giorno. Sai trarre il meglio da ingredienti semplici, esaltandoli e dandogli nuova vita.



5.Il tuo grande sorriso è circondato da poster, piante e magliette a righe.

Elementi della tua quotidianità che raccontano di te.

Se ti chiedessi invece qual è (se c'è) un piatto che ti rappresenta? Sarebbe una torta, un piatto di verdure cotte in forno, un pasticcio...?

Ti direi la pizza. Tutti pensano di conoscerla e di saperla fare, ma anche se all'apparenza sembra un piatto semplice, fatto da pochi ingredienti poveri, in realtà è molto più complessa di come sembra.


6.Ad un anno di distanza dall'inizio della pandemia, come ti senti? E' cambiato qualcosa in te? Qual è la lezione più grande che pensi di aver imparato e che porti con te?

Credo un po' stufa, come tutti, più che altro mi sento desiderosa di nuovi stimoli e impaziente di rivedere quei luoghi che tanto amo e che mi fanno riappacificare con tutto (come l'Oceano). Però nonostante la stanchezza, non posso che ritenermi molto fortunata per come sia andato per me quest'ultimo anno.

Penso che l'insegnamento più grande che mi abbia insegnato sia quello di vivermi ancora di più il presente, a rendermi conto del trascorrere del tempo non tanto nella sua dimensione convenzionale, scandito da secondi, minuti, giorni, ma dalla sua naturalità fatta di albe e tramonti, di stagioni, pioggia, Lune piene, nuvole e vento. Ho imparato maggiormente a seguire un mio tempo fisico (ho smesso completamente di aver bisogno di usare la sveglia la mattina, riesco a svegliarmi da sola all'orario giusto, tra le 7 e le 7.30) e a lasciare un po' più correre. Di contro però mi ha reso più solitaria ed isolata, ho sempre avuto un carattere che mi portava a stare un po' in disparte, da sola... questa situazione sicuramente ha accentuato molto questo aspetto



Grazie Francesca per questo tempo insieme.

Grazie di vero cuore.



.Photo Credit: Giulia Cozzolino

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