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  • Immagine del redattoreAlice

Chicchi di riso, chicchi di sostenibilità



Siamo Italiani, con la maiuscola.

In quanto tali siamo stati geneticamente programmati per amare la pasta, e mangiarla possibilmente tutti i santi giorni.


Eppure sapevate che proprio l'Italia è il primo paese produttore di riso in Europa?

Solo nel nostro paese vengono coltivate circa 200 varietà di questo cereale - orzya sativa -

appartenente alla famiglia della graminacee.

La zona più produttiva si trova nel cuore della pianura padana.

Due sono le sottospecie, in base alla forma del chicco: japonica (tondeggiante) e indica (allungata e affusolata).

Analizzando invece la lunghezza del chicco le varietà vengono classificate in quattro categorie principali:

A) comune: indicato per minestre e desserts (Balilla & Originario);

B) semifino: indicato per minestre e pilaf (Rosa Marchetti, Lido, Vialone Nano, ...);

C) fino: ideale per risotti (Sant'Andrea e Ribe);

D) superfino: ideali anch'essi per risotti e insalate di riso (Roma, Baldo, Carnaroli, Arborio,...)


Perchè allora, nonostante questa ricchezza, molti di noi consumano riso non italiano?


La prima causa è certamente la mancanza di informazioni chiare sulle confezioni.

Infatti, solo nell'ultimo decennio, è entrata in vigore una normativa che obbliga i rivenditori a riportare i dati relativi alla provenienza del riso sulle confezioni in commercio.


La seconda è certamente legata al prezzo: il riso proveniente dall'estero costa meno.

Nonostante i chilometri che percorre per arrivare sugli scaffali dei nostri supermercati, nonostante il processo di lavorazione necessario per produrre questo cereale sempre più consumato nella vita di tutti i giorni. Come può allora costare così poco? Su cosa risparmiamo quando acquistiamo riso estero?



I principali paesi produttori sono tutti collocati nel continente asiatico.

Cina (167 milioni di tonnellate prodotte ogni anno), India (133 milioni di tonnellate), Indonesia (51 milioni di tonnellate), Bangladesh (38 milioni di tonnellate), Vietnam (34 milioni di tonnellate) e Thailandia (27 milioni di tonnellate).


In alcuni di questi paesi, come il Bangladesh, le coltivazioni di riso rappresentano la principale fonte di sussistenza della popolazione.

Per questo motivo per incrementare le esportazioni hanno intensificato le produzioni utilizzando fertilizzanti nocivi e si servono di pesticidi chimici per garantire che nei trasporti i chicchi di riso non vengano invasi da insetti e larve.


Per poter concorrere nel mercato europeo i coltivatori sono costretti a vendere il loro raccolto a prezzi stracciati e a vivere in condizioni disumane nei pressi delle risaie.


Inoltre i cambiamenti climatici degli ultimi anni mettono a dura prova le colture, vittime di lunghi periodi di siccità alternati a piogge persistenti capaci di distruggere interi raccolti.





Come acquistare allora un riso sostenibile?


In Italia ricordiamo nostalgicamente la figura delle mondine, dedite alla raccolta e alla lavorazione del riso.


Oggi i produttori nazionali devono far fronte alla concorrenza straniera e chiedono l'aiuto di noi consumatori: scegliere il riso italiano, scegliere di non sostenere le multinazionali straniere noncuranti della qualità e dell'integrità del loro prodotto, ma ossessionate dal guadagno a qualsiasi (doloroso) costo.

E' importante per noi sapere quali sono le fasi del processo trasformano il riso in ciò che conosciamo, per comprendere qual è il reale valore che ha ogni singolo chicco.

Il riso appena raccolto si chiama "grezzo" o "risone", ed è rivestito da un guscio ruvido che va eliminato per renderlo commestibile: la lolla.

Dal momento della raccolta nelle risaie le fasi di lavorazione sono quattro: eliminazione delle impurità, sbramatura (rimozione della lolla), selezione dei chicchi e sbiancatura o raffinazione (rimozione della pellicina chiamata "pula").


Quanto siamo disposti a risparmiare ora che sappiamo quanto lavoro si cela dietro ogni singolo chicco? Ancora una volta la scelta più sostenibile e giusta è nelle nostre mani.

Ad ogni acquisto studiamo la confezione scrupolosamente: la provenienza, l'etica del marchio, l'etica del packaging stesso e il prezzo.




Riso Originario: quattro marchi a confronto


Ho preso in esame i quattro marchi più diffusi e facilmente reperibili nei supermercati: Riso Gallo (1), Riso Flora (2), Riso Scotti (3) e Riso Originario Coop (4) ***


Non potendo recarmi al supermercato per il confronto, ho studiato i dati direttamente sul sito di un supermercato largamente diffuso sul territorio nazionale e sui siti web dei singoli produttori. Ho scelto la varietà di riso Originario, perchè ho scoperto essere la varietà più consumata e sempre presente negli scaffali dei supermercati.

Se abitualmente acquistate una varietà diversa, vi invito a confrontare le etichette di marchi diversi (i quattro che vi propongo o altri), quando vi sarà possibile.

A) Confezione

Tutti e quattro i brand rivendono il prodotto all'interno di un involucro di plastica mista (riciclabile), necessario per creare il sottovuoto che preserva le proprietà del prodotto stesso, e un imballaggio esterno di cartone riciclabile.

Il brand #2 propone un originale modo di riutilizzare gli imballaggi in un'area dedicata del proprio sito web: http://risoflora.it/category/sostenibilita/riuso-del-pack/.


B) Certificazioni

Il marchio #1 porta avanti un progetto di sostenibilità: dall'acqua al chicco si impegna a ridurre gli sprechi, a ridurre l'utilizzo di pesticidi e a utilizzare solo energia derivante da fonti 100% rinnovabili. Certificati da "Friend of the earth", un organismo indipendente che garantisce la sostenibilità del processo di lavorazione: nel rispetto dell'ambiente e dei diritti dei lavoratori, nella gestione dei rifiuti e nella tutela della biodiversità. Il riso è 100% Italiano, così come quello del marchio #2, #3 e #4.


Quest'ultimo riporta sulla confezione la seguente dicitura "i prodotti Coop sono realizzati senza discriminazioni né sfruttamento del lavoro".


Ispirata da Expo 2015, Riso Scotti ne ha assimilato il pensiero portante _#FEEDTHEPLANET_ e lo ha trasformato nel suo manifesto di responsabilità sociale, in un nuovo modo di fare impresa. #nutrireilpianeta è al centro dei suoi pensieri e, attraverso progetti e contenuti innovativi, vuole esprimere l’essenza di una Riso Scotti green ed eco-friendly.

Riso Scotti aderisce al progetto “Foreste in piedi” e lancia l’idea di _Un chicco per la foresta_ con cui si impegna a tutelare in un anno 50.000 mq di foresta amazzonica.

Il progetto coinvolge il mondo digital e social, attraverso la realizzazione del primo Green Shop online dove gli utenti, per il solo fatto di acquistare i loro prodotti Riso Scotti preferiti, accumulano chicchi green, con ognuno dei quali contribuiscono a tutelare 1mq di foresta amazzonica. Riso Scotti sostiene il progetto "Foreste in piedi" di LifeGate, che con le onlus Icei e Avive, salvaguarda e tutela 560 ettari di foresta dell'Amazzonia brasiliana.

Un’area verde che il Brasile ha dato in concessione d’uso alle 27 famiglie della comunità di San Pedro coinvolte nel progetto, che mira a prevenire e contrastare la deforestazione, gli incendi dolosi, le attività di caccia illegali e altri reati ambientali.


C) Etichetta

Ovvero lista ingredienti

Fortunatamente tutti e quattro i prodotti riportano come unico ingrediente il riso e il paese di origine del chicco.


D) Prezzo

#1: €2,90 / confezione da 1KG

#2: €2,90 / confezione da 1KG;

#3: €2,70 / confezione da 1KG;

#4: €1,19 / confezione da 1KG.


I prezzi potrebbero ovviamente variare a seconda del supermercato rivenditore.


Come sempre non ho la pretesa di modificare o indirizzare le vostre abitudini.

Mi auguro solo di avervi dato qualche strumento in più per rendere consapevoli e solidali i vostri prossimi acquisti.


Scegliete il riso, con un sorriso. Alla prossima.



Fonti fotografiche: 1)Photo by Eduardo Prim on Unsplash 2)Photo by TUAN ANH TRAN on Unsplash 3)Photo by Pille-Riin Priske on Unsplash


***Non si tratta di un articolo promozionale. Ci tengo a riportare in modo puramente oggettivo quanto scoperto in merito ad alcuni dei marchi diffusi comunemente nei supermercati, senza dare una opinione personale o suggerirne il consumo.

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