C'erano una volta, nel lontano 1895 Regina & Isidoro, che diedero vita a Redoro.
Un'azienda di famiglia che, oliva dopo oliva, goccia dopo goccia, ha saputo «imbottigliare» le tradizioni di famiglia, la cura e la passione che la produzione di un olio buono richiede, ma restando al tempo stesso al passo coi tempi.
Come nelle migliori fiabe, quella di Redoro è una storia ambientata nelle verdissime colline della Valpantena, non lontano dalla Verona di Montecchi & Capuleti.
Passeggiando lungo il frantoio si viene abbracciati da file di alberi d'olivo e cipressi, dal profumo inebriante dell'olio spremuto a freddo. I protagonisti sono gli eredi della famiglia di Regina e Isidoro: lungo la visita al frantoio si incontrano madri, zii addetti al packaging, i nipoti che guidano i muletti, fratelli che quotidianamente selezionano le olive migliori per creare blend che rendono l'extravergine Redoro inconfondibile.
L'azienda vanta oliveti in tre zone di produzione venete: Grezzana (che conta 750 produttori); Mezzane (il frantoio più antico, non elettrico, che conta 350 produttori) e nella zona del Garda (200 produttori).
Questa distribuzione geografica, e la stagionalità, offrono tre diverse varietà di extravergine d'oliva:
-l'Extravergine, consigliato a crudo su insalate e verdure fresche;
-l'Integrale Antico Frantoi, corposo, ideale sulle carni rosse;
-Il Garda DOP & Veneto Valpolicella DOP, ideale sulle carni bianche e in abbinamento al pesce.
La fiaba di Redoro è tinta di verde, grazie al suo rispetto verso l'ambiente.
Infatti vanta una linea certificata biologica e presta particolare attenzione alle emissioni di CO2 dei suoi impianti: grazie ad un'analisi delle emissioni l'azienda è riuscita ad annullare quasi del tutto il suo impatto ambientale, non utilizzando fertilizzanti, riconvertendo le emissioni in carbone vegetale e inoltre, sfruttando l'ossigeno prodotto dagli uliveti stessi.
Nella lavorazione l'acqua, separata dalla sansa, viene recuperata: l'obiettivo è renderla una bevanda potabile; così come le foglie del frutto vengono già recuperate e trasformate in infusi rilassanti e adatti a chi soffre di pressione alta.
La raccolta delle olive, di cui sono stata una fortunata partecipe, avviene ancora manualmente: per non danneggiare gli alberi si utilizzano infatti strumenti simili a rastrelli che delicatamente fanno cadere i frutti su delle apposite reti poste in terra. Queste sono le settimane dell'anno in cui si raccolgono le #primeolive per l'olio nuovo.
Parte della lavorazione avviene in una macina in pietra, altra in un frangitore.
La molitura è più delicata, adatta ad olii novelli, dalla consumazione veloce.
La frangitura meccanica è più decisa ma preserva maggiormente gli aromi della polpa, allungando così la durata e la conservazione del prodotto finale.
In entrambi i casi la spremitura non supera i 27 gradi.
Questa cura nel processo di lavorazione che trasforma quei piccoli frutti in «oro verde», è persistente e percepibile al momento della degustazione.
L'olio base della scorsa annata ha un delicato sapore che racchiude sentori di mela, menta, carciofo e una fresca nota di menta. Leggermente piccante.
Il D.O.P. della Valpolicella invece risulta più rotondo al palato, più persistente e speziato.
Il lieto fine di questa storia? Un abbondante giro d'olio buono del frantoio Redoro su una fetta di pane tostata, un calice di Ripasso e una (consigliatissima) visita a quel luogo fiabesco che, fortunatamente, è una concreta realtà 100% italiana.
Redoro Frantoi Srl
Via G.Marconi, 30
37023 Grezzana (VR)
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